storia di una fanciulla senza mani
di Anna Teotti con 12 donne di differenti età
L’inizio è un rituale …spazzare le foglie sotto il melo... cantano!
Poi una voce invita il pubblico ad entrare.
Uno spazio, nel quale sono tracciati cerchi, di terra e fiori, di libri, di stoffa, di foglie, di pane, di scarpe, ... cerchi per definire i confini, per proteggersi, per costruire, per ordinare, per ricordare,cerchi per fare, fare , fare il mio fare.
Donne , io , il mio fare,il nostro fare, insieme e ciascuna per se, il corpo impegnato in un azione ; “fare ordine”, fare spazio, ripetere, ricominciare.
La voce diventa azione, la parola diventa suono, il suono diventa musica scritta in una partitura vocale precisa ripetuta.
Fare, Fare, il mio fare, diventa un coro di voci , un unica voce, la voce di una fanciulla senza mani, di una donna, di tutte le donne, che instancabili compiono un rituale collettivo. Il pubblico è chiamato “testimone” ascolta , le storie di ciascuna figlia e della dote che il proprio padre le ha lasciato, partecipa ad un rituale catartico di riordino interiore.
Come alla fanciulla della fiaba il cui padre taglia le mani privandola del proprio fare, “dona” la dimensione interiore dello “stare”.
Stare in ascolto di ciò che dentro di lei si sta compiendo, un iniziazione, un nuovo cammino, una integrazione fra il corpo e l’anima.
Compiuto il viaggio alla ragazza ormai donna ricresceranno le mani, ora il suo “fare” è guidato dal suo “stare”... in ascolto di se!